
Molti nomi ci sono in questa storia, che appare come un piccolo racconto epico del nostro Sud Italia, ormai quasi del tutto dimenticato.
Dopo le devastanti scosse di terremoto del 1783 in Calabria, una carovana di superstiti del comune di Castelmonardo, completamente raso al suolo, si stanziò presso il Piano della Gorna, a pochi chilometri dal mar Tirreno e nei pressi del lago Angitola, e chiamò il nuovo insediamento Filadelfia.
La scelta non fu casuale perché molte somiglianze, oltre al nome, avrebbero legato Filadelfia in Calabria alla Philadelphia americana, così come furono legate le menti degli uomini che furono dietro questo progetto. Primo tra tutti, il vescovo liberale di Potenza Giovanni Andrea Serrao, nativo di Castelmonardo e amico intimo di Gaetano Filangieri, altro protagonista di questo racconto.
Si dice che i due avessero concepito la nuova città come il modello ideale del razionalismo, applicato all'urbanistica: l'ordine dei Lumi che doveva rispecchiarsi nelle costruzioni.
Le due principali arterie del paese si incrociavano per formarne lo scheletro del paese ed erano orientate costituendo una croce, conformemente a quelli che erano i punti della bussola. Le altre strade furono poi chiamate con numeri e direzioni in riferimento alla croce principale, dando vita ad un sistema unico in Italia; mentre la chiesa più importante doveva essere nel quadrato principale che corrispondeva apparentemente alla City Hall nel cuore della Philadelphia americana, a sua volta costruita in un’area tra i fiumi Schuylkill e Delaware, con quartieri intersecati al centro da due principali arterie a formare una gigantesca croce.
La struttura della città italiana, dunque, era ovviamente un’imitazione del progetto di Williem Penn per la metropoli della Pennsylvania.
E poi c'è il nome, Filadelfia, derivante dal greco e con un significato più che simbolico che rievocava una “terra di fratellanza”, non solo di ispirazione cattolica, quanto piuttosto massonica, visto che alla sua costruzione gli americani fautori dell'Indipendenza dal Regno Unito parteciparono con ingenti finanziamenti. E sempre non a caso, il nome scelto fu equiparato proprio a Philadelphia, là dove il 4 luglio 1776, fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza, quella che recita: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”.
Una fortunata coincidenza di periodo storico e fermento culturale vide, quindi, la nascita di Filadelfia. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che tra il 1770 e il 1790 Napoli era nel dominio dell’Illuminismo e la classe colta e l’alta società agirono con le nuove inebrianti idee.
Gli scambi epistolari tra Serrao e Filangieri, e di quest'ultimo con Franklin addirittura, si svolsero proprio in quel periodo e in una pesante atmosfera di massoneria; tuttavia non vi è prova certa del coinvolgimento del grande saggio e giurista partenopeo con i fatti successi in Calabria, anche a causa dei problemi di censura in cui incappavano molti degli scritti ispirati ai nuovi ideali di quel periodo, nonché alla sua precoce morte nel 1736.
Eppure gli scritti di quel periodo dei suoi amici e colleghi non fanno che lasciare indizi sull'intervento intellettuale che Filangieri ebbe nel progetto di Filadelfia; la sua inedita corrispondenza con un altro importante massone, il Cremonese monaco Isidoro Bianchi, prova che egli fosse consapevole di ciò che stava succedendo. Inoltre gli amici di Filangieri erano indubbiamente consci dei suoi stretti rapporti con Franklin e la sua idealizzazione della metropoli del Nuovo Mondo. Abbaimo già detto, poi, che Giovanni Andrea Serrao, il Vescovo di Potenza responsabile del nome dato al ricostruito Castelmonardo, fosse intimo di Filangieri, come anche il primo allievo di Serrao, Antonio Jerocades, la cui canzone su Filadelfia avvalora ulteriormente l’associazione americana del nome.
Il fermento umanitario e massonico del tempo, unito al bisogno di costruire un nuovo luogo reso necessario dall'orrore del terremoto che aveva parificato tutti gli uomini nel medesimo dolore, furono i fattori che si combinarono per suggerire di designare una città in onore di una famosa amicizia e la realizzazione di comuni ideali.
Rossella Marchese
Dopo le devastanti scosse di terremoto del 1783 in Calabria, una carovana di superstiti del comune di Castelmonardo, completamente raso al suolo, si stanziò presso il Piano della Gorna, a pochi chilometri dal mar Tirreno e nei pressi del lago Angitola, e chiamò il nuovo insediamento Filadelfia.
La scelta non fu casuale perché molte somiglianze, oltre al nome, avrebbero legato Filadelfia in Calabria alla Philadelphia americana, così come furono legate le menti degli uomini che furono dietro questo progetto. Primo tra tutti, il vescovo liberale di Potenza Giovanni Andrea Serrao, nativo di Castelmonardo e amico intimo di Gaetano Filangieri, altro protagonista di questo racconto.
Si dice che i due avessero concepito la nuova città come il modello ideale del razionalismo, applicato all'urbanistica: l'ordine dei Lumi che doveva rispecchiarsi nelle costruzioni.
Le due principali arterie del paese si incrociavano per formarne lo scheletro del paese ed erano orientate costituendo una croce, conformemente a quelli che erano i punti della bussola. Le altre strade furono poi chiamate con numeri e direzioni in riferimento alla croce principale, dando vita ad un sistema unico in Italia; mentre la chiesa più importante doveva essere nel quadrato principale che corrispondeva apparentemente alla City Hall nel cuore della Philadelphia americana, a sua volta costruita in un’area tra i fiumi Schuylkill e Delaware, con quartieri intersecati al centro da due principali arterie a formare una gigantesca croce.
La struttura della città italiana, dunque, era ovviamente un’imitazione del progetto di Williem Penn per la metropoli della Pennsylvania.
E poi c'è il nome, Filadelfia, derivante dal greco e con un significato più che simbolico che rievocava una “terra di fratellanza”, non solo di ispirazione cattolica, quanto piuttosto massonica, visto che alla sua costruzione gli americani fautori dell'Indipendenza dal Regno Unito parteciparono con ingenti finanziamenti. E sempre non a caso, il nome scelto fu equiparato proprio a Philadelphia, là dove il 4 luglio 1776, fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza, quella che recita: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”.
Una fortunata coincidenza di periodo storico e fermento culturale vide, quindi, la nascita di Filadelfia. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che tra il 1770 e il 1790 Napoli era nel dominio dell’Illuminismo e la classe colta e l’alta società agirono con le nuove inebrianti idee.
Gli scambi epistolari tra Serrao e Filangieri, e di quest'ultimo con Franklin addirittura, si svolsero proprio in quel periodo e in una pesante atmosfera di massoneria; tuttavia non vi è prova certa del coinvolgimento del grande saggio e giurista partenopeo con i fatti successi in Calabria, anche a causa dei problemi di censura in cui incappavano molti degli scritti ispirati ai nuovi ideali di quel periodo, nonché alla sua precoce morte nel 1736.
Eppure gli scritti di quel periodo dei suoi amici e colleghi non fanno che lasciare indizi sull'intervento intellettuale che Filangieri ebbe nel progetto di Filadelfia; la sua inedita corrispondenza con un altro importante massone, il Cremonese monaco Isidoro Bianchi, prova che egli fosse consapevole di ciò che stava succedendo. Inoltre gli amici di Filangieri erano indubbiamente consci dei suoi stretti rapporti con Franklin e la sua idealizzazione della metropoli del Nuovo Mondo. Abbaimo già detto, poi, che Giovanni Andrea Serrao, il Vescovo di Potenza responsabile del nome dato al ricostruito Castelmonardo, fosse intimo di Filangieri, come anche il primo allievo di Serrao, Antonio Jerocades, la cui canzone su Filadelfia avvalora ulteriormente l’associazione americana del nome.
Il fermento umanitario e massonico del tempo, unito al bisogno di costruire un nuovo luogo reso necessario dall'orrore del terremoto che aveva parificato tutti gli uomini nel medesimo dolore, furono i fattori che si combinarono per suggerire di designare una città in onore di una famosa amicizia e la realizzazione di comuni ideali.
Rossella Marchese