Avrebbe compiuto novantanove anni il 6 luglio prossimo Giuseppe Antonello Leone, pittore, scultore con i più disparati materiali, mosaicista, incisore, poeta, creatore di vetrate artistiche, medaglie commemorative, collage e più.
Suo l’affresco “Le nuove città” nella Rocca dei Rettori di Benevento, i dipinti “Annunciazione” e “La presentazione al tempio di Maria” nella Chiesa Madre di Pietradefusi, presso Avellino, il progetto per la facciata della chiesa della Madonna del Carmine, a Laurenzana, presso Potenza, la “Via Crucis” della chiesa salernitana di San Pietro in Camerellis, il bassorilievo maiolicato della scuola elementare di San Giovanni Rotondo, presso Foggia, il medaglione in bronzo di Concetto Valente presso il muro di cinta del cimitero di Potenza, i pannelli modellati e maiolicati per lo stadio “Simonetta Lamberti” di Cava de’ Tirreni, il busto in bronzo del rettore Carlo Ciliberto nella sezione degli uomini illustri del cimitero napoletano di Poggioreale, il mosaico “La predica dei pesci” nella chiesa di Sant’Antonio, a Corleto Perticara, presso Potenza, un vassoio e una coppa in argento al Museo degli Oggetti Sacri di Assisi, la scultura “Dea Trifase” in piazza del Pittore, a San Giorgio a Cremano, presso Napoli, i tre pannelli bronzei per la porta principale del duomo di Messina, e tante altre opere ancora, sparse per la nostra penisola.
Incalcolabili le esposizioni che lo hanno avuto protagonista, in Italia ed all’estero, e gli scritti che lo illustrano.
Un’attività lunga circa ottant’anni che lo vedeva ancora attivo, d’estate, nella lucana Montemurro, terra natale della moglie, la compianta artista Maria Padula, dove aveva dato luogo ad un vivace fermento artistico grazie alla creazione della particolare tecnica dei “graffiti polistrati”, ossia pannelli con più strati di colori diversi sovrapposti, sì che l’artista, incidendovi, produce immagini ed, a seconda della profondità dell’incisione, sortisce i colori.
Ed è nata una scuola, a Montemurro, per l’insegnamento di tale speciale tecnica artistica, e maestri da tutto il mondo giungono, nel periodo estivo, a donare al paese il frutto della loro creatività espressa attraverso questa specifica modalità, sì che la località lucana oggi può vantare una decorazione artistica cittadina che la rende unica al mondo.
Di Giuseppe Antonello Leone affascinanti anche gli “strappi”, dove dalla sapiente lacerazione di manifesti pubblicitari ricavava suggestioni visive, le cartine stradali magicamente ritoccate a rivelare sorprendenti, insospettate immagini, o le incredibili “risignificazioni”, dove da oggetti e materiali più disparati ed umili, sovente di scarto, come gabbiette per tappi di bottiglie di spumante, contenitori di detersivo vuoti o cilindri di cartone per rotoli di carta igienica, faceva venir fuori insospettate sculture, palese, polemica, raffinatissima protesta al più ottuso ed insensibile consumismo.
Di pochi anni la donazione del suo dipinto giovanile “Elena” al “Museo Napoli Novecento 1910-1980”, in Castel Sant’Elmo, nel capoluogo campano.
Ma l’infaticabile attività di Giuseppe Antonello Leone non si fermava qui, e fu insegnante, direttore di istituti d’arte, efficace promotore della nascita di scuole, nonché istitutore di nuove discipline di insegnamento.
Un maestro di cui il critico d’arte Philippe Daverio ha scritto: “un novantenne che posso senza pudore alcuno dichiarare l’artista (per me, ovviamente!) più interessante del secolo ventesimo”.
Per tutti questi motivi, tra i suoi ultimi riconoscimenti, nel 2014, veniva insignito, a Salerno, del nascente premio “Artista esemplare”, onorificenza che, al di là della brillantezza della carriera o della valentia tecnica ed espressiva, riconosce l’esemplarità etica dell’impegno svolto tra le muse.
In quell’occasione, a festeggiare il maestro, purtroppo assente per indisposizione, giunsero artisti, direttori di istituti d’arte, professori universitari e semplici ammiratori, anche da Napoli, Avellino, Maratea.
Nato a Pratola Serra, presso Avellino, nel lontano 1917, Leone, nel corso della sua lunga vita, aveva conosciuto personalmente Filippo Tommaso Marinetti, aderendo al Futurismo, ma pure Rocco Scotellaro, Leonardo Sinisgalli e Carlo Levi.
Domenica scorsa, nella sua casa di Napoli, ha chiuso gli occhi per sempre.
Lascia al mondo un esempio di fantasia creatrice, di disinteressato, infaticabile attaccamento all’arte, di generosità artistica ed umana che, mai come in questi nostri aridi tempi così penosamente pragmatici e disincantati, sarà straordinariamente difficile rimpiazzare.
Suo l’affresco “Le nuove città” nella Rocca dei Rettori di Benevento, i dipinti “Annunciazione” e “La presentazione al tempio di Maria” nella Chiesa Madre di Pietradefusi, presso Avellino, il progetto per la facciata della chiesa della Madonna del Carmine, a Laurenzana, presso Potenza, la “Via Crucis” della chiesa salernitana di San Pietro in Camerellis, il bassorilievo maiolicato della scuola elementare di San Giovanni Rotondo, presso Foggia, il medaglione in bronzo di Concetto Valente presso il muro di cinta del cimitero di Potenza, i pannelli modellati e maiolicati per lo stadio “Simonetta Lamberti” di Cava de’ Tirreni, il busto in bronzo del rettore Carlo Ciliberto nella sezione degli uomini illustri del cimitero napoletano di Poggioreale, il mosaico “La predica dei pesci” nella chiesa di Sant’Antonio, a Corleto Perticara, presso Potenza, un vassoio e una coppa in argento al Museo degli Oggetti Sacri di Assisi, la scultura “Dea Trifase” in piazza del Pittore, a San Giorgio a Cremano, presso Napoli, i tre pannelli bronzei per la porta principale del duomo di Messina, e tante altre opere ancora, sparse per la nostra penisola.
Incalcolabili le esposizioni che lo hanno avuto protagonista, in Italia ed all’estero, e gli scritti che lo illustrano.
Un’attività lunga circa ottant’anni che lo vedeva ancora attivo, d’estate, nella lucana Montemurro, terra natale della moglie, la compianta artista Maria Padula, dove aveva dato luogo ad un vivace fermento artistico grazie alla creazione della particolare tecnica dei “graffiti polistrati”, ossia pannelli con più strati di colori diversi sovrapposti, sì che l’artista, incidendovi, produce immagini ed, a seconda della profondità dell’incisione, sortisce i colori.
Ed è nata una scuola, a Montemurro, per l’insegnamento di tale speciale tecnica artistica, e maestri da tutto il mondo giungono, nel periodo estivo, a donare al paese il frutto della loro creatività espressa attraverso questa specifica modalità, sì che la località lucana oggi può vantare una decorazione artistica cittadina che la rende unica al mondo.
Di Giuseppe Antonello Leone affascinanti anche gli “strappi”, dove dalla sapiente lacerazione di manifesti pubblicitari ricavava suggestioni visive, le cartine stradali magicamente ritoccate a rivelare sorprendenti, insospettate immagini, o le incredibili “risignificazioni”, dove da oggetti e materiali più disparati ed umili, sovente di scarto, come gabbiette per tappi di bottiglie di spumante, contenitori di detersivo vuoti o cilindri di cartone per rotoli di carta igienica, faceva venir fuori insospettate sculture, palese, polemica, raffinatissima protesta al più ottuso ed insensibile consumismo.
Di pochi anni la donazione del suo dipinto giovanile “Elena” al “Museo Napoli Novecento 1910-1980”, in Castel Sant’Elmo, nel capoluogo campano.
Ma l’infaticabile attività di Giuseppe Antonello Leone non si fermava qui, e fu insegnante, direttore di istituti d’arte, efficace promotore della nascita di scuole, nonché istitutore di nuove discipline di insegnamento.
Un maestro di cui il critico d’arte Philippe Daverio ha scritto: “un novantenne che posso senza pudore alcuno dichiarare l’artista (per me, ovviamente!) più interessante del secolo ventesimo”.
Per tutti questi motivi, tra i suoi ultimi riconoscimenti, nel 2014, veniva insignito, a Salerno, del nascente premio “Artista esemplare”, onorificenza che, al di là della brillantezza della carriera o della valentia tecnica ed espressiva, riconosce l’esemplarità etica dell’impegno svolto tra le muse.
In quell’occasione, a festeggiare il maestro, purtroppo assente per indisposizione, giunsero artisti, direttori di istituti d’arte, professori universitari e semplici ammiratori, anche da Napoli, Avellino, Maratea.
Nato a Pratola Serra, presso Avellino, nel lontano 1917, Leone, nel corso della sua lunga vita, aveva conosciuto personalmente Filippo Tommaso Marinetti, aderendo al Futurismo, ma pure Rocco Scotellaro, Leonardo Sinisgalli e Carlo Levi.
Domenica scorsa, nella sua casa di Napoli, ha chiuso gli occhi per sempre.
Lascia al mondo un esempio di fantasia creatrice, di disinteressato, infaticabile attaccamento all’arte, di generosità artistica ed umana che, mai come in questi nostri aridi tempi così penosamente pragmatici e disincantati, sarà straordinariamente difficile rimpiazzare.