Che l’essere umano sia animale intelligente è realtà pacificamente riconosciuta. D’altronde l’uomo se lo dice da solo, e non ha nessuno a contestarglielo… salvo la storia!
Sì, perché, a vedere con occhi attenti, paradossi clamorosissimi sono tutti lì, ammonitori, a ricordarglielo.
Ed egli, a suo maggior disdoro, neanche se ne accorge!
Uno, su tutti, si erge maestoso da secoli e millenni, e va ingigantendosi quanto più l’uomo, in forza anche della sua sempre più stupefacente tecnologia, si reputa evoluto.
E chi non volesse riconoscerlo risponda allora alle domande che seguiranno.
Nato sostanzialmente preda, senza artigli, formidabile dentatura, mastodontica massa corporea, temibile muscolatura o irraggiungibile velocità, “homo sapiens” seppe però portare felicemente alla sua causa una straordinaria capacità cerebrale che ne ha fatto sicuramente il dominatore (attento e illuminato?) della terra e gli ha permesso vieppiù di potersi affrancare dalla dura fatica di procacciarsi nutrimento. Dapprima furono l’agricoltura e l’allevamento, e mezzi come la falce e l’aratro, quindi i motori, il trattore, i concimi più efficaci e altro, sicché se un tempo ogni singolo individuo era a malapena in grado di fornire di che vivere soltanto a se stesso, oggi, con i più moderni sussidi tecnologici e culturali, quella stessa persona, con una sua sola giornata di lavoro, potrebbe dar da mangiare sicuramente a decine, ma forse anche a centinaia e più dei suoi simili.
A questo punto, l’uomo, favorito anche dall’avvento delle macchine più prodigiose, potrebbe congegnare un’opportuna turnazione perché ognuno lavori, che so, un solo giorno all’anno, tutti gli altri giorni restandogli a totale disposizione per il tempo libero che, in virtù di una riconosciuta intellettualità, potrebbe dedicare alla migliore edificazione di se stesso ed al più fine compiacimento estetico, quanto dire, al più nobile ozio latinamente inteso.
E allora perché, in pieno XXI secolo, stiamo tutti ancora a correre disperatamente, come forsennati, tra mille impegni pressanti, sostanzialmente a favore di terzi, doppi lavori per marito e moglie, e a malapena sbarcare il lunario?
Già solo quaranta anni fa un capofamiglia, unico portatore di stipendio al suo nucleo familiare, con moglie e tre o quattro figli a carico, abbastanza comunemente riusciva a garantire loro vitto, alloggio, villeggiatura, formazione culturale aggiunta (palestra privata, lezioni di musica o danza) e l’automobile, ciò che oggi a stento riescono a fare insieme marito e moglie svolgendo ognuno almeno un lavoro fuori casa, se non due, e con solo uno o due figli da mantenere.
È allora proprio tanto peregrino sospettare che o l’intelligenza non serve a vivere meglio, o c’è sicuramente da ritenere che latiti?
Sì, perché, a vedere con occhi attenti, paradossi clamorosissimi sono tutti lì, ammonitori, a ricordarglielo.
Ed egli, a suo maggior disdoro, neanche se ne accorge!
Uno, su tutti, si erge maestoso da secoli e millenni, e va ingigantendosi quanto più l’uomo, in forza anche della sua sempre più stupefacente tecnologia, si reputa evoluto.
E chi non volesse riconoscerlo risponda allora alle domande che seguiranno.
Nato sostanzialmente preda, senza artigli, formidabile dentatura, mastodontica massa corporea, temibile muscolatura o irraggiungibile velocità, “homo sapiens” seppe però portare felicemente alla sua causa una straordinaria capacità cerebrale che ne ha fatto sicuramente il dominatore (attento e illuminato?) della terra e gli ha permesso vieppiù di potersi affrancare dalla dura fatica di procacciarsi nutrimento. Dapprima furono l’agricoltura e l’allevamento, e mezzi come la falce e l’aratro, quindi i motori, il trattore, i concimi più efficaci e altro, sicché se un tempo ogni singolo individuo era a malapena in grado di fornire di che vivere soltanto a se stesso, oggi, con i più moderni sussidi tecnologici e culturali, quella stessa persona, con una sua sola giornata di lavoro, potrebbe dar da mangiare sicuramente a decine, ma forse anche a centinaia e più dei suoi simili.
A questo punto, l’uomo, favorito anche dall’avvento delle macchine più prodigiose, potrebbe congegnare un’opportuna turnazione perché ognuno lavori, che so, un solo giorno all’anno, tutti gli altri giorni restandogli a totale disposizione per il tempo libero che, in virtù di una riconosciuta intellettualità, potrebbe dedicare alla migliore edificazione di se stesso ed al più fine compiacimento estetico, quanto dire, al più nobile ozio latinamente inteso.
E allora perché, in pieno XXI secolo, stiamo tutti ancora a correre disperatamente, come forsennati, tra mille impegni pressanti, sostanzialmente a favore di terzi, doppi lavori per marito e moglie, e a malapena sbarcare il lunario?
Già solo quaranta anni fa un capofamiglia, unico portatore di stipendio al suo nucleo familiare, con moglie e tre o quattro figli a carico, abbastanza comunemente riusciva a garantire loro vitto, alloggio, villeggiatura, formazione culturale aggiunta (palestra privata, lezioni di musica o danza) e l’automobile, ciò che oggi a stento riescono a fare insieme marito e moglie svolgendo ognuno almeno un lavoro fuori casa, se non due, e con solo uno o due figli da mantenere.
È allora proprio tanto peregrino sospettare che o l’intelligenza non serve a vivere meglio, o c’è sicuramente da ritenere che latiti?