Sulle tracce di uno dei personaggi più rappresentativi e meglio riusciti dell'immaginario teatrale shakespeariano, si approda, forse, ai lidi di Partenope. Secondo alcuni studiosi, infatti, il mago-scienziato Prospero, protagonista assoluto de La Tempesta, potrebbe essere stato ispirato dal grande studioso napoletano Giovanni Battista della Porta.
“Tuttora più famoso che noto”, come ebbe a scrivere di lui Giuseppe Gabrieli, il grande bibliotecario dell'Accademia dei Lincei, della Porta fu, nel ribollente clima culturale della Napoli cinquecentesca, un luminare ed un ricercatore brillante, conosciutissimo ed apprezzato in tutta Europa per le sue opere e per la moltitudine di interessi che coltivò. Alchimista, naturalista, inventore, scultore e drammaturgo, nonostante fosse tutte queste cose il popolino soleva chiamarlo “mago”, a bassa voce e non senza deferenza, quando passeggiava per Via Toledo, uscito dal grande portone della casa di famiglia, nei pressi della piazzetta della Carità. Un appellativo, quello di mago, che lo ripugnò sempre per l'accezione che se ne dava, e ancor di più quando ad affibbiarglielo fu il giurista francese Jean Bodin, accostandoci pure l'aggettivo “venefico”. Per della Porta il mago è il sapiente dotato di capacità operative, che (come il Prospero shakespeariano) conosce i processi nascosti e reputa la magia soltanto opera di natura.
Eppure, una certa sua ambiguità è innegabile; come fu la sua passione per la chiromanzia e le predizioni, fatte sui destini di nobili e sovrani, o lo studio della demonologia, mischiato all'interesse per la crittografia, la meccanica, il magnetismo e l'ottica (famosa la sua disputa con Galileo per l'attribuzione della paternità del telescopio).
La sua opera più famosa, Magia Naturalis, ebbe come scopo quello di rendere la magia pienamente legittima e accettabile come sapere naturale, largamente fruibile con molta minore preoccupazione religiosa e morale rispetto al passato, sulla base della diffusa simpatia sociale, a tutti i livelli, che essa suscitava, nonostante, o forse anche in ragione del rischio e della tentazione ad essa legati. Un'ambizione ed una vivacità intellettuale che contraddistinsero l'uomo per tutta la sua vita.
Per questo, forse, alcuni studiosi hanno sostenuto che il passionale e controverso mago Prospero, ex duca di Milano tradito dal suo stesso sangue, potesse essere stato ispirato proprio dal napoletano Giovanni Battista della Porta, più che da John Bee, il medico di Elisabetta I (anch'egli, si dice, fu uno spirito ambiguo, affiliato con l'ermetismo).
Prospero, esiliato con sua figlia Miranda su un'isola selvaggia e misteriosa, che alcuni ritengono possa essere addirittura Stromboli, ha dedicato tutto se stesso agli studi sulla magia e grazie all'antica sapienza, ha raggiunto un potere sovrano su ogni creatura dell’isola e sulle stesse forze della natura, che gli obbediscono completamente. Come della Porta, Prospero fa scaturire il suo vero potere dai libri, dalla conoscenza, e solo grazie a questa può manipolare la materia. E, siccome a detta di molti Prospero altri non è se non la rappresentazione scenica di Shakespeare stesso, nella sua opera testamento, il modellamento della realtà, ad opera di un sapere più profondo della natura (umana, nel caso del drammaturgo inglese), che poi è il motivo che fa da sfondo a La Tempesta, ben si addice ad una sovrapposizione tra lo stesso Shakespeare e l'alchimista napoletano.
Rossella Marchese