
Per essere una delle città più antiche di Europa, Napoli è anche una delle più affascinanti. La sua storia si snoda attraverso i millenni senza soluzione di continuità, insediamento abitato fin dal neolitico, ma fondata come vera e propria città, Parthenope, solo nell'VIII secolo a.C., dagli stessi Greci che già abitavano Cuma, la città madre dalla quale si affrancò presto.
Proprio il ventre di Napoli è testimonianza eccellente di questa stratificazione storica così tipica.
Sotto Napoli e la zona circostante, dal Vesuvio fino a Pozzuoli e Baia, si estende un'area geometrica caratterizzata da un'infinita rete di tunnel scavati da diverse mani e con diverse finalità. Furono i Greci, a partire dal 470 a.C., a dar vita alla formazione della città sotterranea, con i primitivi scavi per creare cisterne adibite alla raccolta delle acque piovane. Gli scavi creavano materiale di risulta per la costruzione in superficie di mura, templi, case d'abitazione e, sottoterra, di ipogei funerari; poco sotto la centralissima Piazza del Plebiscito c'era un piccolo vulcano spento di rocce gialle (il Monte Echia) utilizzato a lungo. Con l'arrivo dei Romani, poi, ebbe inizio l'imponente sviluppo dei reticoli sotterranei; vennero create gallerie (le grotte di Cocceio e di Seiano) e soprattutto la complessa rete di acquedotti che sfruttavano le acque provenienti dalle sorgenti del Serino, ad una settantina di chilometri dalla città. Un acquedotto molto esteso, quello di Napoli; alcuni rami arrivavano sino a Miseno, in modo da alimentare la piscina mirabilis, riserva di acqua per la flotta navale romana. Ma ad incidere in maniera determinante sulla sorte del sottosuolo napoletano intervennero, fra il 1588 ed il 1615, alcuni editti che proibirono l'introduzione in città di materiali da costruzione, onde evitare l'espansione incontrollata di Napoli. I cittadini, per evitare sanzioni e soddisfare la necessità di ampliamento urbanistico, pensarono bene di estrarre il tufo sottostante la città, sfruttando i pozzi già esistenti, ampliando le cisterne destinate a contenere l'acqua potabile e ricavandone di nuove. Questo tipo di estrazione, che avveniva dall'alto verso il basso, richiedeva tecniche particolari al fine di garantire la stabilità del sottosuolo ed evitare crolli indesiderati. Solo nel 1885, dopo una tremenda epidemia di colera, venne abbandonato l'uso del vecchio sistema di distribuzione idrica per adottare il nuovo acquedotto, ancora in funzione.
L'ultimo intervento sul sottosuolo risale alla seconda guerra mondiale, quando per offrire rifugi sicuri alla popolazione si decise di adattarne le antiche strutture alle esigenze dei cittadini: furono allestiti 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo. Un elenco ufficiale del Ministero degli Interni del 1939 annoverava 616 indirizzi che portavano nei ricoveri suddetti, alcuni dei quali con più di un accesso. L'allestimento dei ricoveri portò ad un ulteriore frazionamento dell'antico acquedotto.
Finita la guerra, furono le macerie a ricoprire il sottosuolo di Napoli; fino alla sua riqualificazione. Oggi, con escursioni che portano fin su ponti sospesi e fiumi, tutto sotto terra, si cerca di tramandare ai posteri la storia di quei luoghi.
Rossella Marchese
(Foto: Alessandra Desideri)