La violenza sulle donne è un fenomeno molto diffuso. Dai dati dell’ISTAT si rileva che in Italia l’85% delle donne ha subito qualche forma di violenza fisica o sessuale tra le mura domestiche.
Questa tendenza alla violenza non dipende da una crisi della famiglia, né da una crisi dei valori, come si può credere, ma viene ancora, purtroppo, da non superate antiche tradizioni patriarcali che consideravano l’uomo destinato a possedere e a dominare.
In Italia fino ad alcune decine di anni fa, la donna era sottomessa prima al padre/padrone, poi al marito/padrone ed era costretta anche a subire ogni sorta di violenza in nome dell’ubbidienza dovuta al capo-famiglia.
Perfino le leggi del tempo consideravano la violenza domestica un fatto naturale, normale, da giustificare; ora questa mentalità patriarcale non esiste più nelle leggi, ma sopravvive ancora oggi nei comportamenti di uomini che considerano la donna una loro proprietà.
Anche Papa Francesco, consapevole del problema, è intervenuto dicendo che Dio vuole le donne libere con dignità, perché la violenza è un crimine che toglie libertà e autostima.
Che cosa si può fare per risolvere questo problema?
Ad avviso di chi scrive si dovrebbe operare su più fronti. Non basta inasprire le pene ed emanare normative punitive e preventive, occorre adottare interventi educativi sin dalla più tenera età, interventi che mirino al rispetto reciproco, alla valorizzazione delle differenze, al contrasto verso qualsiasi forma di discriminazione.
Inoltre occorre rivolgere un invito di maggiore sensibilizzazione anche ai mass media che nel raccontare storie di violenza e omicidi spesso indulgono sul morboso minimizzando la gravità dei fatti.
A volte le storie vengono distorte presentando l’autore del crimine come un uomo innamorato che in un momento di follia, in un raptus ha ucciso per gelosia.
I fatti di cronaca vanno raccontati, ma senza ipocrisia.
A partire dagli anni sessanta settanta in Europa le donne hanno preso coscienza e hanno cominciato a mobilitarsi per la completa parità di genere e dopo l’ondata di femminicidi, anche per la lotta alla violenza di genere. A tale scopo in Italia si stanno sviluppando numerose campagne di sensibilizzazione.
Enrico Fontanarosa
Questa tendenza alla violenza non dipende da una crisi della famiglia, né da una crisi dei valori, come si può credere, ma viene ancora, purtroppo, da non superate antiche tradizioni patriarcali che consideravano l’uomo destinato a possedere e a dominare.
In Italia fino ad alcune decine di anni fa, la donna era sottomessa prima al padre/padrone, poi al marito/padrone ed era costretta anche a subire ogni sorta di violenza in nome dell’ubbidienza dovuta al capo-famiglia.
Perfino le leggi del tempo consideravano la violenza domestica un fatto naturale, normale, da giustificare; ora questa mentalità patriarcale non esiste più nelle leggi, ma sopravvive ancora oggi nei comportamenti di uomini che considerano la donna una loro proprietà.
Anche Papa Francesco, consapevole del problema, è intervenuto dicendo che Dio vuole le donne libere con dignità, perché la violenza è un crimine che toglie libertà e autostima.
Che cosa si può fare per risolvere questo problema?
Ad avviso di chi scrive si dovrebbe operare su più fronti. Non basta inasprire le pene ed emanare normative punitive e preventive, occorre adottare interventi educativi sin dalla più tenera età, interventi che mirino al rispetto reciproco, alla valorizzazione delle differenze, al contrasto verso qualsiasi forma di discriminazione.
Inoltre occorre rivolgere un invito di maggiore sensibilizzazione anche ai mass media che nel raccontare storie di violenza e omicidi spesso indulgono sul morboso minimizzando la gravità dei fatti.
A volte le storie vengono distorte presentando l’autore del crimine come un uomo innamorato che in un momento di follia, in un raptus ha ucciso per gelosia.
I fatti di cronaca vanno raccontati, ma senza ipocrisia.
A partire dagli anni sessanta settanta in Europa le donne hanno preso coscienza e hanno cominciato a mobilitarsi per la completa parità di genere e dopo l’ondata di femminicidi, anche per la lotta alla violenza di genere. A tale scopo in Italia si stanno sviluppando numerose campagne di sensibilizzazione.
Enrico Fontanarosa