Il clima di festa che da Rio de Janeiro cerca di contrastare i mali del pianeta è quello solenne delle grandi occasioni: la storia dei giochi olimpici che si ripete ogni 5 anni e che affonda le sue radici in un passato antichissimo e glorioso da non dimenticare.
Sin dai fasti delle antiche poleis le Olimpiadi sono sempre state l’evento agonistico per eccellenza, capace di fermare le guerre e di imporre su tutte le terre greche lo spirito “olimpico”, quello dell’ospitalità così caro al dio Zeus al quale i giochi erano dedicati. Tali giochi furono esportati dall'Ellade in ognuna delle sue colonie del Mediterraneo e certamente i più famosi furono quelli Isolimpici di Neapolis.
L’antico nome Italikà Romaia Sebastà Isolympia, ossia“Sacri Agoni Simili ai Giochi Olimpici”, rappresenta i giochi istituiti nel 2 d.C. in onore di Augusto, che aveva aiutato la città di Neapolis colpita duramente da un terremoto seguito da un incendio, probabile conseguenza di attività vulcanica del Vesuvio. Questi ludi ricalcarono i più noti agoni greci e, per questo motivo e per la loro cadenzialità quinquennale, vennero nominanti Isolimpici; divennero da subito i più celebri e prestigiosi giochi sacri di tutto l’Occidente.
In tutta la Magna Grecia, infatti, la passione per lo sport aveva continuato per secoli ad accomunare le colonie fondate dalle poleis elleniche, al di là delle rivalità che spesso le videro contrapposte.
Per ribadire il più autentico ideale greco della kalokagathìa, cioè lo stretto ed armonico nesso tra bellezza fisica e valenza intellettuale, i giochi Isolimpici partenopei furono integrati anche con competizioni di musica, letteratura e, unicum nel suo genere, rappresentazioni drammatiche.
Il regolamento dei Sebastà Isolympia comprendeva gare ginniche ed ippiche, i cui vincitori venivano premiati con corone di spighe, mentre le gare musicali e teatrali prendevano premi in denaro. Alle discipline più tradizionali che videro competere atleti della Grecia, dell’Egitto e dell’Asia Minore, si affiancarono anche una corsa acrobatica, una corsa di fanciulli e, per la prima volta, anche una corsa di fanciulle.
Per affrontare l’impegno dei Sebastà la città di Neapolis si dotò di una serie di ginnasii e di uno stadio, la cui esistenza rinvenuta nelle antiche testimonianze, riscontra un privilegio che Napoli condivise con l’antica Pozzuoli, con Roma e con pochissime altre città.
Il tempio dei giochi Isolimpici, l'antico edificio religioso dedicato al culto dei giochi suddetti, disperso per secoli, è stato rinvenuto durante i lavori di scavo della stazione Duomo, lungo la linea 1 delle Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli; i suoi resti ed i reperti trovati in loco sono stati totalmente ingrati nel progetto costruttivo.
Testimonianze importanti per una città ricca di storia, lo stesso archeologo Amedeo Maiuri, a proposito dei giochi Isolimpici partenopei scrisse: “Napoli ebbe, unica città dell’Occidente, il privilegio di celebrare i giochi italici in onore di Augusto. E quel privilegio non era dovuto tanto a personale predilezione dell'imperatore o a ragioni di opportunità politica, quanto piuttosto alla sua intatta grecità: che nel generale decadimento dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, di istituzioni, di culti e di riti e di costumi, poteva essere considerata, nella prima età dell’Impero, la metropoli dell’ellenismo d’occidente” .
Rossella Marchese
Sin dai fasti delle antiche poleis le Olimpiadi sono sempre state l’evento agonistico per eccellenza, capace di fermare le guerre e di imporre su tutte le terre greche lo spirito “olimpico”, quello dell’ospitalità così caro al dio Zeus al quale i giochi erano dedicati. Tali giochi furono esportati dall'Ellade in ognuna delle sue colonie del Mediterraneo e certamente i più famosi furono quelli Isolimpici di Neapolis.
L’antico nome Italikà Romaia Sebastà Isolympia, ossia“Sacri Agoni Simili ai Giochi Olimpici”, rappresenta i giochi istituiti nel 2 d.C. in onore di Augusto, che aveva aiutato la città di Neapolis colpita duramente da un terremoto seguito da un incendio, probabile conseguenza di attività vulcanica del Vesuvio. Questi ludi ricalcarono i più noti agoni greci e, per questo motivo e per la loro cadenzialità quinquennale, vennero nominanti Isolimpici; divennero da subito i più celebri e prestigiosi giochi sacri di tutto l’Occidente.
In tutta la Magna Grecia, infatti, la passione per lo sport aveva continuato per secoli ad accomunare le colonie fondate dalle poleis elleniche, al di là delle rivalità che spesso le videro contrapposte.
Per ribadire il più autentico ideale greco della kalokagathìa, cioè lo stretto ed armonico nesso tra bellezza fisica e valenza intellettuale, i giochi Isolimpici partenopei furono integrati anche con competizioni di musica, letteratura e, unicum nel suo genere, rappresentazioni drammatiche.
Il regolamento dei Sebastà Isolympia comprendeva gare ginniche ed ippiche, i cui vincitori venivano premiati con corone di spighe, mentre le gare musicali e teatrali prendevano premi in denaro. Alle discipline più tradizionali che videro competere atleti della Grecia, dell’Egitto e dell’Asia Minore, si affiancarono anche una corsa acrobatica, una corsa di fanciulli e, per la prima volta, anche una corsa di fanciulle.
Per affrontare l’impegno dei Sebastà la città di Neapolis si dotò di una serie di ginnasii e di uno stadio, la cui esistenza rinvenuta nelle antiche testimonianze, riscontra un privilegio che Napoli condivise con l’antica Pozzuoli, con Roma e con pochissime altre città.
Il tempio dei giochi Isolimpici, l'antico edificio religioso dedicato al culto dei giochi suddetti, disperso per secoli, è stato rinvenuto durante i lavori di scavo della stazione Duomo, lungo la linea 1 delle Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli; i suoi resti ed i reperti trovati in loco sono stati totalmente ingrati nel progetto costruttivo.
Testimonianze importanti per una città ricca di storia, lo stesso archeologo Amedeo Maiuri, a proposito dei giochi Isolimpici partenopei scrisse: “Napoli ebbe, unica città dell’Occidente, il privilegio di celebrare i giochi italici in onore di Augusto. E quel privilegio non era dovuto tanto a personale predilezione dell'imperatore o a ragioni di opportunità politica, quanto piuttosto alla sua intatta grecità: che nel generale decadimento dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, di istituzioni, di culti e di riti e di costumi, poteva essere considerata, nella prima età dell’Impero, la metropoli dell’ellenismo d’occidente” .
Rossella Marchese