A partire dal 7 ottobre è finalmente visitabile la collezione egizia più antica d'Europa.
Dopo anni di manutenzione e messa in sicurezza dei locali (la sezione fu chiusa nel 2010), il Museo Archeologico Nazionale di Napoli restituisce alla vista circa mille metri quadrati di spazio, nel suo piano interrato, in cui sono stati ricollocati più di 2500 preziosi reperti.
Dalla mummia di una donna vissuta probabilmente tra la XXI e la XXII dinastia assieme al suo corredo funerario, alle statuette e gioielli, ai papiri, steli in granito con iscrizioni geroglifiche, piccoli sarcofagi in legno, vasi canopi: tutti questi manufatti arrivarono a Napoli tra il secondo ed il terzo decennio dell’800, da Pompei, Ercolano, Pozzuoli e da svariate collezioni private, tra cui quelle Farnese e Borgia, per formare una collezione egizia permanente degna di una capitale europea. Essa fu allestita prima di quella di Torino o di quella dei Musei Vaticani, molto prima dell’esposizione del Louvre; il primo pezzo della collezione partenopea, il Naoforo, unico reperto dalla Collezione Farnese, venne esposto, infatti, già nel 1803, quando Napoleone era ancora alla conquista dell’Egitto.
Per celebrare un evento tanto importante, il MANN ha pensato anche ad un fumetto commemorativo per i più piccoli, dal titolo “Nico e l’insolubile problema... egizio”, affidato alla penna di Blasco Pisapia, architetto e fumettista napoletano che da più di vent'anni collabora per Disney Italia; da segnalare, per i visitatori, anche il primo catalogo a stampa tematico della serie dedicata alle sezioni museali, al quale hanno lavorato studiosi interni dell’Orientale di Napoli e del Museo Egizio di Torino.
Il progetto, a più ampio raggio, non è solo quello di rendere nuovamente fruibile un pezzo di cultura del nostro Paese, bensì di creare sinergia e circolarità di saperi, ed è ciò che hanno sottolineato entrambi i direttori del MANN e dell’Egizio di Torino, Paolo Guglierini e Christian Grieco. Si sta lavorando a una convenzione su borse di studio, ricerche e restauri con Torino; la nuova sezione napoletana, infatti, costituirà la più importante raccolta del Centro-Sud, elemento catalizzatore di tutte le scuole che vogliono approfondire il tema Egitto senza dover andare nel capoluogo piemontese. Lo stesso Christian Greco ha detto che Napoli costituisce il completamento dell’offerta torinese perché la collezione partenopea è di origine pre-napoleonica, testimonianza del gusto europeo per l’Egitto prima dell’esplosione dell’egittomania degli inizi dell’800.
Rossella Marchese
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Dopo anni di manutenzione e messa in sicurezza dei locali (la sezione fu chiusa nel 2010), il Museo Archeologico Nazionale di Napoli restituisce alla vista circa mille metri quadrati di spazio, nel suo piano interrato, in cui sono stati ricollocati più di 2500 preziosi reperti.
Dalla mummia di una donna vissuta probabilmente tra la XXI e la XXII dinastia assieme al suo corredo funerario, alle statuette e gioielli, ai papiri, steli in granito con iscrizioni geroglifiche, piccoli sarcofagi in legno, vasi canopi: tutti questi manufatti arrivarono a Napoli tra il secondo ed il terzo decennio dell’800, da Pompei, Ercolano, Pozzuoli e da svariate collezioni private, tra cui quelle Farnese e Borgia, per formare una collezione egizia permanente degna di una capitale europea. Essa fu allestita prima di quella di Torino o di quella dei Musei Vaticani, molto prima dell’esposizione del Louvre; il primo pezzo della collezione partenopea, il Naoforo, unico reperto dalla Collezione Farnese, venne esposto, infatti, già nel 1803, quando Napoleone era ancora alla conquista dell’Egitto.
Per celebrare un evento tanto importante, il MANN ha pensato anche ad un fumetto commemorativo per i più piccoli, dal titolo “Nico e l’insolubile problema... egizio”, affidato alla penna di Blasco Pisapia, architetto e fumettista napoletano che da più di vent'anni collabora per Disney Italia; da segnalare, per i visitatori, anche il primo catalogo a stampa tematico della serie dedicata alle sezioni museali, al quale hanno lavorato studiosi interni dell’Orientale di Napoli e del Museo Egizio di Torino.
Il progetto, a più ampio raggio, non è solo quello di rendere nuovamente fruibile un pezzo di cultura del nostro Paese, bensì di creare sinergia e circolarità di saperi, ed è ciò che hanno sottolineato entrambi i direttori del MANN e dell’Egizio di Torino, Paolo Guglierini e Christian Grieco. Si sta lavorando a una convenzione su borse di studio, ricerche e restauri con Torino; la nuova sezione napoletana, infatti, costituirà la più importante raccolta del Centro-Sud, elemento catalizzatore di tutte le scuole che vogliono approfondire il tema Egitto senza dover andare nel capoluogo piemontese. Lo stesso Christian Greco ha detto che Napoli costituisce il completamento dell’offerta torinese perché la collezione partenopea è di origine pre-napoleonica, testimonianza del gusto europeo per l’Egitto prima dell’esplosione dell’egittomania degli inizi dell’800.
Rossella Marchese
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