Questo piccolo libro contiene l’intervento del professor Gadamer in occasione della conferenza tenutasi il 19 maggio 1999 dedicata al tema “L’educazione della crisi - una possibilità per il futuro”. Si tratta di un documento che testimonia la vastità e la profondità del pensiero del Maestro e il fatto notevole che è stato elaborato all’età di 99 anni.
Il tema di fondo dell’intervento del Filosofo è la focalizzazione della profonda differenza fra formazione (Erziehung: educazione dell’altro, insegnamento) e formazione di se stessi (Bildung). Una questione che può sembrare una sfumatura semantica per specialisti. L’Autore fa notare a più riprese che in diverse lingue non ci sono termini diversi fra loro. In Italia, la parola “formazione” comprende entrambi i significati. In questa mancata specificazione, il filosofo sottolinea il fatto che si tende a confondere la formazione con l’addestramento, considerato la prima esige una volontà attiva e partecipativa, mentre la seconda richiede un atteggiamento passivo di semplice esecutore più o meno abile. Nel corso dell’argomentazione, inframmezzata da panoramiche sullo spirito del tempo in materia di insegnamento ed educazione intesa come formazione, l’Autore fa notare che la formazione come crescita spirituale, è fondata sulla personale convinzione del soggetto-discente di fare la cosa giusta. Secondo il grande pensatore, questa volontà di sapere e di capire nasce e si alimenta con il Dialogo. Il processo diventa costruttivo quando esiste il rispetto reciproco e quindi riconoscere libera cittadinanza alle opinioni altrui. Toccato il tema della trasmissione della conoscenza che è il terreno della pedagogia (e non della didattica che inerisce all’addestramento), il filosofo si interroga sul profilo che dovrebbe avere il ricevente di tale azione formativa che è l’uomo. Il tema, non è stato per lui così banale, se pensiamo che la riflessione è stata maturata in un contesto in cui l’uomo non esisteva più travolto dal Totalitarismo. Su questo terre egli incontra il pensiero della filosofa Hannah Arendt intorno al totalitarismo come fase ulteriore e più incisiva rispetto alla tirannide sul ruolo dell’uomo nel mondo.
Gadamer ha percorso per intero il cosiddetto “secolo breve” e ha potuto confrontarsi con il pensiero di Guido Calogero in gran parte orientato sulla filosofia del dialogo. Il dialogo come veicolo elettivo della comunicazione umana e del sapere in generale, è un tema che il filosofo svilupperà negli anni come antidoto ad una educazione durissima da parte del padre. Riuscendo a non chiudersi dentro la gabbia dell’“io minimo” che spesso la repressione incoraggia, Gadamer riesce invece percorrere la strada dell’apprendimento come atto di autorealizzazione e di libertà. Il filosofo è ben consapevole che essere liberi, dialogare con il fiducioso ascolto attivo dell’altro, voler perseguire un percorso di crescita spirituale e culturale richiede molto coraggio e determinazione. Ecco il senso del titolo del testo: educare è educarsi!
Manlio Lo Presti
Hans Georg Gadamer
Educare è educarsi
Il melangolo, 2015, pag. 77, € 12,00
Il tema di fondo dell’intervento del Filosofo è la focalizzazione della profonda differenza fra formazione (Erziehung: educazione dell’altro, insegnamento) e formazione di se stessi (Bildung). Una questione che può sembrare una sfumatura semantica per specialisti. L’Autore fa notare a più riprese che in diverse lingue non ci sono termini diversi fra loro. In Italia, la parola “formazione” comprende entrambi i significati. In questa mancata specificazione, il filosofo sottolinea il fatto che si tende a confondere la formazione con l’addestramento, considerato la prima esige una volontà attiva e partecipativa, mentre la seconda richiede un atteggiamento passivo di semplice esecutore più o meno abile. Nel corso dell’argomentazione, inframmezzata da panoramiche sullo spirito del tempo in materia di insegnamento ed educazione intesa come formazione, l’Autore fa notare che la formazione come crescita spirituale, è fondata sulla personale convinzione del soggetto-discente di fare la cosa giusta. Secondo il grande pensatore, questa volontà di sapere e di capire nasce e si alimenta con il Dialogo. Il processo diventa costruttivo quando esiste il rispetto reciproco e quindi riconoscere libera cittadinanza alle opinioni altrui. Toccato il tema della trasmissione della conoscenza che è il terreno della pedagogia (e non della didattica che inerisce all’addestramento), il filosofo si interroga sul profilo che dovrebbe avere il ricevente di tale azione formativa che è l’uomo. Il tema, non è stato per lui così banale, se pensiamo che la riflessione è stata maturata in un contesto in cui l’uomo non esisteva più travolto dal Totalitarismo. Su questo terre egli incontra il pensiero della filosofa Hannah Arendt intorno al totalitarismo come fase ulteriore e più incisiva rispetto alla tirannide sul ruolo dell’uomo nel mondo.
Gadamer ha percorso per intero il cosiddetto “secolo breve” e ha potuto confrontarsi con il pensiero di Guido Calogero in gran parte orientato sulla filosofia del dialogo. Il dialogo come veicolo elettivo della comunicazione umana e del sapere in generale, è un tema che il filosofo svilupperà negli anni come antidoto ad una educazione durissima da parte del padre. Riuscendo a non chiudersi dentro la gabbia dell’“io minimo” che spesso la repressione incoraggia, Gadamer riesce invece percorrere la strada dell’apprendimento come atto di autorealizzazione e di libertà. Il filosofo è ben consapevole che essere liberi, dialogare con il fiducioso ascolto attivo dell’altro, voler perseguire un percorso di crescita spirituale e culturale richiede molto coraggio e determinazione. Ecco il senso del titolo del testo: educare è educarsi!
Manlio Lo Presti
Hans Georg Gadamer
Educare è educarsi
Il melangolo, 2015, pag. 77, € 12,00