
Dopo la morte del grande Re Agamennone le cupe nubi della vendetta continuano ad addensarsi sulla casa di Atreo e tutta Argo piange il suo sovrano caduto senza onore.
Così, con un senso opprimente di angoscia e vergogna riprende il racconto di Luca de Fusco e il palcoscenico si riapre sulla tomba di Agamennone con Oreste (Giacinto Palmarini) ed Elettra (Federica Sandrini), figli del re, che si ritrovano e si riconoscono decisi a vendicarsi di quella morte ingloriosa avvenuta per mano di una donna, della loro madre Clitemnestra (Elisabetta Pozzi), che ha preso il trono assieme all'amante Egisto (Paolo Serra).
Teatro e video si intrecciano ancora e il lamento funebre delle Coefore, che danzano e cantano come in un rituale ancestrale, rappresenta uno tra i momenti di pathos più alti dell'intera tragedia: Agamennone riappare, invocato in un led, a benedire il bagno di sangue che di lì a poco si consumerà.
Ed accade di nuovo, le Erinni che volteggiano sulla casa degli Atridi assistono alla vendetta di Oreste su Egisto e su sua madre e da quella ennesima morte violenta traggono la forza necessaria per scagliarsi contro il matricida. Il sangue di Clitemnestra aizza gli spiriti vendicatori, le “decrepite bambine” figlie di una società arcaica, che perseguiteranno Oreste tormentandolo fino alla fine del mondo, fino a che Apollo (Claudio di Palma) gli consiglierà di chiedere aiuto ad Atena (Gaia Aprea).
Proprio ai piedi del tempio dedicato alla dea, nella città di Atene, ad Oreste verrà data la possibilità di riscattarsi dalla colpa che lo perseguita; l'Aeropago, istituito da Atena, il primo tribunale della storia e la prima istituzione per il diritto alla difesa.
Le colpe di Oreste verranno lavate via con il confronto e le accuse sostituite dal contraddittorio, finché tutti i cittadini saranno resi partecipi con il voto democratico alle sorti del processo. In questo nuovo mondo, dunque, la vendetta si trasforma in giustizia e le spregevoli Erinni, rabbonite dalle sagge parole di Atena, diventano Eumenidi, venerate come “Benevole”.
Il finale di questa Orestea è epico e corale, il canto innalzato dagli attori esorcizza la violenza di una società senza leggi e senza diritti: il messaggio di Eschilo è talmente attuale da scioccare lo spettatore ed il regista traspone tutta la sua forza sul piano della contemporaneità.
Le parole di Eschilo mescolate e mediate con le scelte poetiche del regista hanno creato una magia potente, la nera terra del palcoscenico ne è un esempio, in essa si nascondono frammenti di presente: giornali, specchi, scarpe, fotografie, pezzi di statue, un televisore e gli stessi personaggi che spuntano dalla terra, strisciano su di essa e da essa vengono inghiottiti.
Le parole del regista confermano questo rapporto speciale tra spazio e tempo: “ogni messa in scena non può non portare i segni del suo tempo. Questo non comporta attualizzazioni da telegiornale, ma certo le immagini delle statue distrutte e il pensiero di un terribile focolaio di Erinni di fronte alle nostre coste non può non essere entrato nello spettacolo. Nel nostro piccolo abbiamo realizzato la quadratura del cerchio della ragionevolezza e della composizione dei conflitti di cui Atena si fa portatrice”.
La tournèe di questo primo frutto del Teatro Nazionale di Napoli continuerà a Catania, Roma, Genova e Firenze per tutto l'inverno del 2016. Buona visione e buon inizio anno.
Rossella Marchese
Così, con un senso opprimente di angoscia e vergogna riprende il racconto di Luca de Fusco e il palcoscenico si riapre sulla tomba di Agamennone con Oreste (Giacinto Palmarini) ed Elettra (Federica Sandrini), figli del re, che si ritrovano e si riconoscono decisi a vendicarsi di quella morte ingloriosa avvenuta per mano di una donna, della loro madre Clitemnestra (Elisabetta Pozzi), che ha preso il trono assieme all'amante Egisto (Paolo Serra).
Teatro e video si intrecciano ancora e il lamento funebre delle Coefore, che danzano e cantano come in un rituale ancestrale, rappresenta uno tra i momenti di pathos più alti dell'intera tragedia: Agamennone riappare, invocato in un led, a benedire il bagno di sangue che di lì a poco si consumerà.
Ed accade di nuovo, le Erinni che volteggiano sulla casa degli Atridi assistono alla vendetta di Oreste su Egisto e su sua madre e da quella ennesima morte violenta traggono la forza necessaria per scagliarsi contro il matricida. Il sangue di Clitemnestra aizza gli spiriti vendicatori, le “decrepite bambine” figlie di una società arcaica, che perseguiteranno Oreste tormentandolo fino alla fine del mondo, fino a che Apollo (Claudio di Palma) gli consiglierà di chiedere aiuto ad Atena (Gaia Aprea).
Proprio ai piedi del tempio dedicato alla dea, nella città di Atene, ad Oreste verrà data la possibilità di riscattarsi dalla colpa che lo perseguita; l'Aeropago, istituito da Atena, il primo tribunale della storia e la prima istituzione per il diritto alla difesa.
Le colpe di Oreste verranno lavate via con il confronto e le accuse sostituite dal contraddittorio, finché tutti i cittadini saranno resi partecipi con il voto democratico alle sorti del processo. In questo nuovo mondo, dunque, la vendetta si trasforma in giustizia e le spregevoli Erinni, rabbonite dalle sagge parole di Atena, diventano Eumenidi, venerate come “Benevole”.
Il finale di questa Orestea è epico e corale, il canto innalzato dagli attori esorcizza la violenza di una società senza leggi e senza diritti: il messaggio di Eschilo è talmente attuale da scioccare lo spettatore ed il regista traspone tutta la sua forza sul piano della contemporaneità.
Le parole di Eschilo mescolate e mediate con le scelte poetiche del regista hanno creato una magia potente, la nera terra del palcoscenico ne è un esempio, in essa si nascondono frammenti di presente: giornali, specchi, scarpe, fotografie, pezzi di statue, un televisore e gli stessi personaggi che spuntano dalla terra, strisciano su di essa e da essa vengono inghiottiti.
Le parole del regista confermano questo rapporto speciale tra spazio e tempo: “ogni messa in scena non può non portare i segni del suo tempo. Questo non comporta attualizzazioni da telegiornale, ma certo le immagini delle statue distrutte e il pensiero di un terribile focolaio di Erinni di fronte alle nostre coste non può non essere entrato nello spettacolo. Nel nostro piccolo abbiamo realizzato la quadratura del cerchio della ragionevolezza e della composizione dei conflitti di cui Atena si fa portatrice”.
La tournèe di questo primo frutto del Teatro Nazionale di Napoli continuerà a Catania, Roma, Genova e Firenze per tutto l'inverno del 2016. Buona visione e buon inizio anno.
Rossella Marchese