É Fuocoammare di Gianfranco Rosi il film italiano candidato all’Oscar per il miglior film in lingua non inglese. Il percorso è tutt’altro che facile. Tra gli sfidanti si trovano Paradise di Andrej Končalovskij, Julieta di Pedro Almodóvar, Death in Sarajevo di Danis Tanović, Toni Erdmann di Maren Ade,Sieranevada di Cristi Puiu, il film animato Ma vie de courgette di Claude Barras e The Salesman di Asghar Farhadi.
Sette i film italiani che si erano iscritti per l'esame della commissione di selezione composta dal direttore cinema del Mibact, Nicola Borrelli, dai produttori Tilde Corsi e Roberto Sessa, dai distributori Osvaldo De Santis e Francesco Melzi D’Eril, dai giornalisti Piera Detassis e Enrico Magrelli, dal regista Paolo Sorrentino e dallo scrittore Sandro Veronesi: Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno, Indivisibili di Edoardo De Angelis, Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, Pericle il nero di Stefano Mordini, Suburra di Stefano Sollima. Alla fine su Indivisibili ha prevalso per un voto Fuocoammare. Ma, mentre fioccano gli auguri, il premier Renzi su twitter parla di “grande onore”, ecco la doccia gelata, firmata Paolo Sorrentino, il regista premio Oscar della Grande Bellezza che ha fatto parte della squadra dei votanti per la designazione: “Questa scelta è un inutile, masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest’anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione, Indivisibili, che secondo me avrebbe avuto molte chance, e Fuocoammare che poteva concorrere e vincere nella categoria dei documentari”. Ad ogni modo continua il successo per il cineasta Gianfranco Rosi che allo scorso festival di Berlino ha ricevuto dalle mani di Meryl Streep l'Orso d'Oro. “Vorrei che il tuo film arrivasse agli Oscar” aveva detto la grande attrice a Rosi che ora inizia a pensare seriamente alla statuetta: “Sono molto felice. Questa candidatura va oltre il mio film. In questi 8 mesi il film è stato distribuito in più di 60 paesi”. Da Parigi, dove è impegnato nel lancio del documentario, Rosi ricorda che 2in questi 8 mesi il film è stato distribuito in più di 60 Paesi. E mi sembra sia diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri, spero che questo film possa seguire le parole di Obama: chi costruisce muri, costruisce una prigione per se stesso”.
Nicola Massaro
Sette i film italiani che si erano iscritti per l'esame della commissione di selezione composta dal direttore cinema del Mibact, Nicola Borrelli, dai produttori Tilde Corsi e Roberto Sessa, dai distributori Osvaldo De Santis e Francesco Melzi D’Eril, dai giornalisti Piera Detassis e Enrico Magrelli, dal regista Paolo Sorrentino e dallo scrittore Sandro Veronesi: Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno, Indivisibili di Edoardo De Angelis, Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, Pericle il nero di Stefano Mordini, Suburra di Stefano Sollima. Alla fine su Indivisibili ha prevalso per un voto Fuocoammare. Ma, mentre fioccano gli auguri, il premier Renzi su twitter parla di “grande onore”, ecco la doccia gelata, firmata Paolo Sorrentino, il regista premio Oscar della Grande Bellezza che ha fatto parte della squadra dei votanti per la designazione: “Questa scelta è un inutile, masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest’anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione, Indivisibili, che secondo me avrebbe avuto molte chance, e Fuocoammare che poteva concorrere e vincere nella categoria dei documentari”. Ad ogni modo continua il successo per il cineasta Gianfranco Rosi che allo scorso festival di Berlino ha ricevuto dalle mani di Meryl Streep l'Orso d'Oro. “Vorrei che il tuo film arrivasse agli Oscar” aveva detto la grande attrice a Rosi che ora inizia a pensare seriamente alla statuetta: “Sono molto felice. Questa candidatura va oltre il mio film. In questi 8 mesi il film è stato distribuito in più di 60 paesi”. Da Parigi, dove è impegnato nel lancio del documentario, Rosi ricorda che 2in questi 8 mesi il film è stato distribuito in più di 60 Paesi. E mi sembra sia diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri, spero che questo film possa seguire le parole di Obama: chi costruisce muri, costruisce una prigione per se stesso”.
Nicola Massaro