Napoli è
  • Home
  • Attualità
  • La Città
  • Cultura
  • Spettacoli
  • Meteo
  • Rubriche
    • Sport
    • Collezionismo
    • Donne
    • Libri
    • Video
    • Poesia
    • In primo piano
  • Contatti
  • ARCHIVIO

27 gennaio: il Giorno della Memoria per non dimenticare la Shoah

27/1/2021

 

“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”
Liliana Segre

Foto

Buon 2020

31/12/2019

 

La Redazione di Napoli è e l'Associazione Culturale Napoli è augurano un sereno e felice 2020.

Foto

La Filadelfia italiana: storie di un luminoso Settecento

28/5/2019

 
Foto
Molti nomi ci sono in questa storia, che appare come un piccolo racconto epico del nostro Sud Italia, ormai quasi del tutto dimenticato.
Dopo le devastanti scosse di terremoto del 1783 in Calabria, una carovana di superstiti del comune di Castelmonardo, completamente raso al suolo, si stanziò presso il Piano della Gorna, a pochi chilometri dal mar Tirreno e nei pressi del lago Angitola, e chiamò il nuovo insediamento Filadelfia. 
La scelta non fu casuale perché molte somiglianze, oltre al nome, avrebbero legato Filadelfia in Calabria alla Philadelphia americana, così come furono legate le menti degli uomini che furono dietro questo progetto. Primo tra tutti, il vescovo liberale di Potenza Giovanni Andrea Serrao, nativo di Castelmonardo e amico intimo di Gaetano Filangieri, altro protagonista di questo racconto.
Si dice che i due avessero concepito la nuova città come il modello ideale del razionalismo, applicato all'urbanistica: l'ordine dei Lumi che doveva rispecchiarsi nelle costruzioni.
Le due principali arterie del paese si incrociavano per formarne lo scheletro del paese ed erano orientate costituendo una croce, conformemente a quelli che erano i punti della bussola. Le altre strade furono poi chiamate con numeri e direzioni in riferimento alla croce principale, dando vita ad un sistema unico in Italia; mentre la chiesa più importante doveva essere nel quadrato principale che corrispondeva apparentemente alla City Hall nel cuore della Philadelphia americana, a sua volta costruita in un’area tra i fiumi Schuylkill e Delaware, con quartieri intersecati al centro da due principali arterie a formare una gigantesca croce.
La struttura della città italiana, dunque, era ovviamente un’imitazione del progetto di Williem Penn per la metropoli della Pennsylvania.
E poi c'è il nome, Filadelfia, derivante dal greco e con un significato più che simbolico che rievocava una “terra di fratellanza”, non solo di ispirazione cattolica, quanto piuttosto massonica, visto che alla sua costruzione gli americani fautori dell'Indipendenza dal Regno Unito parteciparono con ingenti finanziamenti. E sempre non a caso, il nome scelto fu equiparato proprio a Philadelphia, là dove il 4 luglio 1776, fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza, quella che recita: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”.
Una fortunata coincidenza di periodo storico e fermento culturale vide, quindi, la nascita di Filadelfia. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che tra il 1770 e il 1790 Napoli era nel dominio dell’Illuminismo e la classe colta e l’alta società agirono con le nuove inebrianti idee.
Gli scambi epistolari  tra Serrao e Filangieri, e di quest'ultimo con Franklin addirittura, si svolsero proprio in quel periodo e in una pesante atmosfera di massoneria; tuttavia non vi è prova certa del coinvolgimento del grande saggio e giurista partenopeo con i fatti successi in Calabria, anche a causa dei problemi di censura in cui incappavano molti degli scritti ispirati ai nuovi ideali di quel periodo, nonché alla sua precoce morte nel 1736.
Eppure gli scritti di quel periodo dei suoi amici e colleghi non fanno che lasciare indizi sull'intervento intellettuale che Filangieri ebbe nel progetto di Filadelfia; la sua inedita corrispondenza con un altro importante massone, il Cremonese monaco Isidoro Bianchi, prova che egli fosse consapevole di ciò che stava succedendo. Inoltre gli amici di Filangieri erano indubbiamente consci dei suoi stretti rapporti con Franklin e la sua idealizzazione della metropoli del Nuovo Mondo. Abbaimo già detto, poi, che Giovanni Andrea Serrao, il Vescovo di Potenza responsabile del nome dato al ricostruito Castelmonardo, fosse intimo di Filangieri, come anche il primo allievo di Serrao,  Antonio Jerocades, la cui canzone su Filadelfia avvalora ulteriormente l’associazione americana del nome.
Il fermento umanitario e massonico del tempo, unito al bisogno di costruire un nuovo luogo reso necessario dall'orrore del terremoto che aveva parificato tutti gli uomini nel medesimo dolore, furono i fattori che si combinarono per suggerire di designare una città in onore di una famosa amicizia e la realizzazione di comuni ideali.
Rossella Marchese

La Redazione di Napoli è augura Buone Feste

25/12/2018

 
La Redazione di Napoli è formula alle Lettrici e ai Lettori i migliori auguri di Buone Feste!
Foto

​“Correlazioni astratte” a Grosseto

31/8/2018

 

Si inaugurerà, il 3 settembre prossimo, “Correlazioni astratte”, mostra d’arte curata da Maurizio Vitiello che, fino al 23 settembre prossimo, dalle 17,30 alle 19,30, esporrà, presso l’Associazione Artistico Culturale”Eventi” di Grosseto, opere dei maestri Eduardo Ferrigno, Antonio Izzo e Gianni Rossi, in collaborazione con il Dipartimento Campania dell’Associazione Nazionale Sociologi.

Eco-Luoghi 2017/2018, vince il progetto di riqualificazione di Capodichino

31/3/2018

 
Foto
È stato un team di architetti napoletani a vincere l'edizione Eco-Luoghi di quest'anno; nella sezione “Progetti di Rigenerazione Urbana”, tre giovani architetti made in Naples, hanno portato a casa il premio con un lavoro sulla riqualificazione degli spazi pubblici limitrofi l’Aeroporto Internazionale di Capodichino.
“Move on up”, questo il nome della proposta progettuale vincente, ha puntato sull’area di Capodichino, dove si registra un elevato consumo del suolo e dove è alto l’impatto di agenti inquinanti legati alle infrastrutture di trasporto. Il progetto, quindi, prevede una riqualificazione degli elementi verticali (recinti e terrapieni infrastrutturali, muri e terrapieni degli spazi pubblici nei quartieri limitrofi all’Aeroporto di Napoli) attraverso la trasformazione in dispositivi verticali con funzione socio-ecologica.
Il modello di intervento proposto dai giovani architetti napoletani coniuga la riqualificazione architettonica e tecnologica dello spazio pubblico: tanto verde con la fitodepurazione a parete che permette l’introduzione di vegetazione filtrante in spazi ridotti. Altra grande innovazione è la possibilità di prevedere un sistema di raccolta e filtraggio delle acque piovane dai tetti degli edifici per poi riutilizzarle per l’attivazione di nuovi orti urbani, giardini didattici e aree verdi produttive in generale.
Dal punto di vista socio-ecologico, la proposta di “Move on up” contribuisce enormemente al dibattito in atto sul futuro dello spazio pubblico verde nei quartieri residenziali, rompendo la tradizionale concezione di spazio pubblico visto e vissuto come sfera isolata dagli spazi privati.
Con “Eco-Luoghi”, iniziativa rivolta ad architetti ed ingegneri promossa dall’Associazione Mecenate 90, dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e da Unioncamere, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e il sostegno di Federlegn oArredo, l'intento è quello di tenere costantemente vivo in Italia il settore progettuale, con particolare rilievo ed attenzione per la rigenerazione urbana:stimolare la riqualificazione architettonica e ambientale delle città e dei territori italiani per contenere il consumo di suolo e prevenire i danni ambientali.
Rossella Marchese

Felice e sereno 2018

31/12/2017

 
Foto
La Redazione di "Napoli è" formula a tutte le Lettrici e a tutti i Lettori gli i migliori auguri di sereno e felice 2018

Soroptimist: una “stanza tutta per sé” per combattere la violenza sulle donne

25/11/2017

 
Foto

 Sono oltre novanta, sparse su tutto il territorio nazionale, le «Stanze tutte per sé» allestite nelle Caserme e nelle Questure, l'ultima in ordine di tempo è stata inaugurata a Potenza proprio alla vigilia delle celebrazioni del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
L'aula di Potenza, consegnata dal club Soroptimist lucano ed allestita presso la Questura, è stata chiamata “stanza del sorriso”: un ambiente confortevole realizzato con colori ed arredi che ricordano quelli di un ambiente domestico e familiare, con lo scopo di far sentire le vittime di violenza, sia fisica che psicologica, a proprio agio, in modo da trovare la forza di aprirsi per raccontare e soprattutto denunciare.
Così concepite, le stanze sono spazi protetti dove donne vittime di violenza e di abusi possono ritrovare il coraggio e raccontare le loro drammatiche esperienze.
Il motivo del nome lo spiega Leila Picco, Presidente dell’Unione italiana del Soroptimist: Una stanza tutta per sé è il titolo di un saggio di Virginia Woolf in cui la scrittrice inglese parla di una stanza nella quale riesce a concentrarsi e a scrivere; così tutte le donne, spiega la Woolf, dovrebbero avere diritto ad un luogo simile, dove poter raccogliere i propri pensieri per trovare il modo di esprimerli. Il progetto Soroptimist, dunque, è quello di creare più stanze possibili in cui le donne possano sentirsi protette e capite.
Il motivo che ha indotto a questa iniziativa sta nei numeri: solo il 15% delle donne che subiscono violenza ne informano le forze dell’ordine, ma degli ambienti così protetti possono  facilitare il momento della denuncia. Nelle stanze, inoltre, è anche possibile video registare il colloquio fra la donna e i funzionari e la videoregistrazione può essere utilizzata in Tribunale; l'aggiunta del supporto visivo, oltre a quello cartaceo, ha permesso a tutti gli attori del procedimento penale (magistrati, avvocati, giudici) di valutare anche la comunicazione non verbale usata dalle vittime di delitti di genere nella descrizione dei comportamenti violenti subiti.
Rossella Marchese

.

Violenza sulle Donne, se ne parla alla Casa dello Scugnizzo

23/11/2017

 
Foto
Venerdì 24 novembre alle ore 10.00, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne l’Associazione “Spazio Donna” e la Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus , in piazzetta San Gennaro a Materdei n. 3, Napoli, organizzano una mattinata di riflessione e confronto dal titolo “Violenza contro le Donne: quali tutele?”.
“L’iniziativa - evidenzia Antonio Lanzaro, presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus -  vuole essere un contributo concreto al dibattito su questa piaga che affligge la nostra società e che spesso si tramuta in vera e propria tragedia. L’incontro rappresenta, inoltre, un momento di riflessione per fornire risposte alle tante domande alle quali le vittime di violenza non trovano risposta non disponendo delle necessarie informazioni per poter affrontare il dramma in cui si trovano coinvolte”.
Interverranno:
Antonio Lanzaro, presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Maria Aprile, presidente dell’Associazione “Spazio Donna”; Antonella Verde, avvocato giuslavorista e consigliera FOCS; Assunta Landri, psicologa – psicoterapeuta.
Modera l’incontro la giornalista Bianca Desideri.


​Napoli, la città più maledetta d'Europa secondo gli inglesi del The Sun

29/7/2017

 
Foto
Che il periodico inglese The Sun, nonostante sia tra i tabloid più venduti al mondo, sia pure  costantemente tacciato di grossolanità e poca professionalità, per il carattere troppo sensazionalistico e troppo poco approfondito delle sue notizie, è un dato di fatto, ma questa volta, la goliardica insensatezza di una delle notizie di prima pagina del giornale in questione ci riguarda da vicino.
Il 18 luglio The Sun pubblica la classifica delle 11 città più pericolose al mondo e, a fianco a Raqqa, Mogadiscio, Grozny o Karachi, città letteralmente martoriate dalle guerre e prede di giochi di potere, spunta Napoli. Per il tabloid britannico il capoluogo campano eccelle in pericolosità tanto quanto la capitale dello Stato Islamico e, come se non bastasse, viene elevata a città più temibile di tutta l'Europa Occidentale, non tanto per il rischio terrorismo (almeno quello) quanto per l'alto tasso di omicidi, malavita e diffusione di droga. Tratteggiata più e non meno della Gomorra di Roberto Saviano, Napoli è talmente cattiva che ci sarebbe anche un modo di dire a riprova della bontà delle affermazioni del Sun, la frase “go to hell”, usata per mandare al diavolo qualcuno, in italiano si tradurrebbe con l'espressione “va' fa Napoli”; un modo di dire che in Italia, francamente, non si è mai sentito e che, forse, appartiene più al vecchio gergo degli immigrati italiani negli Stati Uniti piuttosto che ad un presente, certamente problematico, ma fatto meno di luoghi comuni, e i turisti inglesi che gremiscono le strade dello shopping cittadino, le pizzerie o i luoghi d'arte, magari, ne sarebbero una prova tangibile per chi al Sun volesse farsi un giro da quelle parti.
Napoli, dunque, assurge come baluardo della malvagità umana della civilissima Europa, “città canaglia” grazie ad un modo di dire, un po' pochino come base per un'inchiesta giornalistica; ma se è vero che l'equilibrio precario e contraddittorio su cui si fonda Napoli è fatto anche di una lunga serie ininterrotta negli anni di omicidi di camorra, di piazze di spaccio paurosamente grandi e di baby gang in cui militano ragazzini pericolosamente senza speranza nel futuro, dall'altro lato c'è l'impegno della cittadinanza attiva che recupera spazi urbani per farci luoghi di incontro, quartieri intelligenti a servizio della comunità, c'è la riqualificazione urbana ed artistica del Centro Storico (il più grande d'Europa) e delle periferie come Secondigliano, e tra poco la bonifica di Bagnoli. Insomma, c'è l'impegno a non soccombere alla bruttezza e alla malvagità.
Eppure il Sun dà Napoli per spacciata… non resta che cospargersi il capo di cenere, pensare che, in fondo, con tutti i problemi che ci sono quel giornale tutti i torti non li ha, anche se… pure Londra, ultimamente, un po' di paura la mette.
 
Rossella Marchese

<<Precedente

    Feed RSS

Powered by Create your own unique website with customizable templates.